Presentazione
Un nuovo ed interessante post di carattere clinico amplia la cultura del mio blog. Il lavoro è per mano della Dottoressa Beatrice Del Borgo e del Dr. Giuseppe Perinetti che, in maniera davvero chiara, pongono una domanda alla quale segue una esilarante risposta, in riferimento al successo della terapia nelle III classi.
A loro va il mio più sentito ringraziamento per la costante presenza nel mio spazio in rete, rivolto agli ortodontici di questo pianeta!
Odt. Fabio Fantozzi
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Dr. Beatrice Dal Borgo. Dr. Giuseppe Perinetti
La terapia funzionale della Classe III in pazienti in crescita, anche se effettuata secondo le terapie più efficienti, non potrà con certezza assoluta escludere la necessità di chirurgia a fine crescita. Tale consapevolezza può essere frustrante per i pazienti e i medici che si trovano di fronte a questa situazione; inoltre i medici possono essere anche esposti a problematiche medico-legali qualora i pazienti non siano stati avvertiti prima dei possibili esiti della terapia.
Le domande che il clinico deve porsi sono due: 1) posso prognosticare la necessità di chirurgia dopo la terapia funzionale? e 2) la terapia deve essere comunque indicata in caso di prognosi sfavorevole?
Un semplice metodo di valutazione prognostica basato sulla cefalometria pre-trattamento è stato descritto già da alcuni anni dal gruppo di ricerca della Seoul National University e pubblicato sulla rivista The Angle Orthodontist (Young-Min Moon, Sug-Joon Ahn, Young-Il Chang. Cephalometric predictors of Long-term Stability in the Early Treatment of Class III Malocclusion. The Angle Orthod 2005;75:747–753).
In pratica, con la misurazione di due sole variabili cefalometriche basate su punti di facile identificazione e applicando una semplice formula, è possibile sapere in anticipo se la terapia funzionale per Classe III potrà verosimilmente evitare la chirurgia al paziente in esame. Il metodo comunque non è infallibile, nonostante abbia un potere predittivo del 93% (in altre parole 9 volte su 10 risulta affidabile). I parametri considerati nella formula sono l’angolo formato dal piano AB e dal piano mandibolare (definito come ‘Angolo AB-MP’ e indicato come 1 in Figura) e la distanza misurata in mm (indicata come 2 in Figura) tra il punto A ed il Piano di McNamara (la perpendicolare al piano di Francoforte passante per N, definita come ‘A to Nperp’).
La formula è la seguente: (Angolo AB-MP x 0.29) – (A to Nperp x 0.50). Se il valore risultate è superiore a 19.1, allora il paziente sarà un buon rispondente alla terapia funzionale e probabilmente non necessiterà di chirurgia in futuro; al contrario, se il valore è inferiore a 19.1, è verosimile che una terapia chirurgica futura sarà necessaria. Il metodo si applica a bambini di 7-10 anni al momento di inizio terapia ed è stato testato con l’utilizzo della mentoniera.
Per quanto riguarda la seconda domanda: in caso di prognosi sfavorevole la terapia deve essere indicata comunque? La risposta è SÌ. Anche in caso di prognosi sfavorevole (valore superiore a 19.1) è indicata la terapia in quanto, anche se sarà necessaria la chirurgia, è probabile che l’entità della malocclusione da operare sia minore, rendendo il risultato dell’intervento stabile.
Dr. Beatrice Dal Borgo, Dr. Giuseppe Perinetti